
Abstract
„Alfonsina“ è un progetto corale internazionale e intergenerazionale che rafforza i legami culturali tra la Svizzera e l’Argentina. Unisce musica, danza e letteratura in una forma innovativa, offrendo a professionisti affermati, giovani talenti e appassionati una scena comune su cui incontrarsi.
Al centro del progetto si trova la prima assoluta del “Balletto Alfonsina”, una nuova composizione di Martín Palmeri per ensemble di musica da camera, danza e coro. L’opera, articolata in nove movimenti, si basa su testi della poetessa argentina Alfonsina Storni, profondamente legata alla Svizzera. Il lavoro prenderà forma in diverse fasi di prova con ensemble regionali svizzeri a Lucerna e verrà successivamente presentato in prima esecuzione a Locarno, Winterthur, Berna e al KKL Lucerna (da confermare).
Nella seconda parte del concerto risuonerà la “Misatango” di Palmeri, che in questo contesto celebra il suo trentesimo anniversario. Con la fondazione dell’“Edizione Alfonsina” nel luglio 2025, le nuove pubblicazioni musicali ispirate ai testi di Storni saranno rese disponibili a livello internazionale.
Un progetto educativo parallelo apre l’arte e la musica a un pubblico ampio. In workshop guidati da Esther Haarbeck, Martín Palmeri, Carlos Branca, Raphael Spregelburd, Kathrin Gooses, nonché Lauria e Adrian Ferreyra, giovani e non-professionisti vengono coinvolti attivamente nel processo artistico – nei settori del coro, della musica da camera, della danza e dello spoken word.
Un open call rivolto alle scuole universitarie di musica di Zurigo, Berna, Lucerna e Losanna sostiene in modo mirato la prossima generazione di musicisti e rafforza la consapevolezza di un’arte impegnata nella società.
Sotto la direzione artistica di Esther Haarbeck, Klangweltfinder – L’Arte del Suono e.V. realizza con ALFONSINA un progetto sostenibile e interdisciplinare che celebra le forme artistiche argentine in Svizzera, costruisce ponti tra culture e porta avanti la visione di Alfonsina Storni.
Il nostro team centrale

Esther Haarbeck
Direttrice di coro e insegnante di musica
Direttrice di coro e insegnante di musica tedesca con residenza in Svizzera; direttrice artistica
e ideatrice del progetto, responsabile della concezione, della coordinazione e della direzione.

Martín Palmeri
Compositore e pianista
Compositore argentino di fama internazionale, autore della Misatango e della nuova composizione Balletto Alfonsina, dedicata alle poesie di Alfonsina Storni.

Carlos Branca
Coreografo
Coreografo argentino residente a Bologna, responsabile della realizzazione coreografica e della connessione interdisciplinare tra musica, movimento e scena.

Raphael Spregelburd
Drammaturgo e autore
Drammaturgo e autore argentino, dirige l’area Spoken Word e Poetry Slam, dedicata all’elaborazione testuale dell’opera di Storni.

Kathrin Goosses
Pedagoga teatrale & Poetry Slam
Pedagoga teatrale e coach di poetry slam, sostiene i laboratori letterari con bambini, adolescenti e studenti.

Dulce Lauria & Adrian Ferreyra
Coppia di tango
Coppia di ballerini di tango con sede a Stoccolma, che dirige i laboratori coreografici e approfondisce il legame tra danza, musica e poesia.




Obiettivi
Obiettivi artistici
- Creazione di una nuova composizione corale con accompagnamento orchestrale, basata sui testi di Alfonsina Storni.
- Connessione interdisciplinare tra musica, danza e poesia.
- Riconoscimento internazionale dell’opera e dell’eredità di Alfonsina Storni oltre i confini dell’Argentina.
Educazione e promozione dei giovani talenti
- Coinvolgimento di cori scolastici e giovani cantanti nel progetto.
- Integrazione di Alfonsina Storni nei programmi didattici delle scuole svizzere.
- Promozione sostenibile del ricambio generazionale nei cori, per attirare e entusiasmare nuovi giovani membri.
Scambio interculturale
- Team artistico internazionale e lavoro gemeinsames an argentinischen Kunstformen.
- Collaborazione artistica tra musicisti e danzatori di entrambi i Paesi (Svizzera e Argentina).
- Promozione del dialogo culturale attraverso workshop, prove e concerti condivisi.




Svolgimento del progetto e calendario
2026 – Preparazione & Fundraising
Lo sviluppo del concept, le partnership e il finanziamento costituiscono la base del progetto.
2027 – Education & fase di prove
Workshop in tutta la Svizzera coinvolgono giovani, studenti e non-professionisti nella creazione della nuova composizione di Palmeri “Balletto Alfonsina”.
2028 – Prima assoluta & tournée di concerti
Il programma in due parti – “Misatango” (30º anniversario) e “Balletto Alfonsina” (prima assoluta) – viene presentato nel novembre 2028 a Locarno, Winterthur, Berna e al KKL Lucerna.
2029 – Prosecuzione & progetto d’opera
Il progetto approda a Buenos Aires con workshop e un concerto al Teatro Colón. Parallelamente nasce “ALFONSINA (Opera)” – un omaggio poetico all’autodeterminazione, alla vulnerabilità e alla libertà artistica.

Sostenibilità & Impatto
ALFONSINA interpreta la sostenibilità come una responsabilità culturale: musica, danza e poesia diventano strumenti di partecipazione sociale. Il progetto apre i processi artistici professionali a persone di ogni provenienza e crea incontri alla pari – tra professionisti, amatori, giovani e studenti.
Workshop partecipativi in ambito corale, coreografico e testuale rafforzano la creatività e la fiducia nella propria capacità espressiva. Le scuole integrano l’opera di Alfonsina Storni nei programmi didattici, mentre le università di musica partecipano tramite open call – generando impulsi educativi sostenibili che perdurano oltre il progetto stesso.
La collaborazione tra Svizzera e Argentina favorisce la comprensione interculturale e mette in rete cori, artisti e istituzioni formative.
ALFONSINA diventa così un progetto modello che unisce eccellenza artistica e rilevanza sociale – un esempio di arte che unisce, ispira e continua a produrre effetti nel tempo.




Partecipa
Vuoi far parte di ALFONSINA?
Che tu sia una scuola, un coro, un’alta scuola di musica o una singola persona – ti invitiamo a partecipare!
Partecipa ai workshop di coro, danza, ensemble o poesia ed entra a far parte di un progetto internazionale che unisce arte, educazione e Begegnung.
Scrivici a info@klangweltfinder.ch, se tu o la tua istituzione siete interessati a una collaborazione – insieme daremo forma ad ALFONSINA::freisam, un progetto che costruisce ponti tra generazioni, paesi e culture.

GoFundMe per il progetto Alfonsina
Con ALFONSINA costruiamo un ponte artistico tra la Svizzera e l’Argentina. Ispirati dalla poetessa Alfonsina Storni (1892–1938), celebriamo la libertà, la poesia e la forza unificante della musica.
Sotto la direzione artistica di Esther Haarbeck e del compositore argentino Martín Palmeri nasce una nuova opera interdisciplinare che riunisce cori, danzatrici e poetesse di entrambi i Paesi – un dialogo tra suono, movimento e parola.
Per rendere possibile questo scambio culturale raccogliamo fondi per prove, workshop, viaggi e spettacoli – tra cui la prima assoluta di una nuova composizione al KKL Lucerna.
Ogni contributo aiuta la musica a diventare una lingua di connessione.
Alfonsina Storni



Alfonsina Storni (1892–1938)
Nata in Svizzera e cresciuta in Argentina, Alfonsina Storni trascorse la sua infanzia in un mondo che offriva alle donne pochissimo spazio per l’autodeterminazione. Fin da giovane imparò a prendersi responsabilità e a opporsi alle aspettative sociali – esperienze che in seguito sarebbero diventate un tema centrale della sua produzione letteraria.
Dopo i primi impieghi in fabbriche e scuole, Storni iniziò a scrivere – dapprima in segreto, poi con una determinazione sempre più chiara. Nel 1916 pubblicò a proprie spese la sua prima raccolta poetica, La inquietud del rosal (“L’inquietudine del roseto”), che segnò l’inizio di una delle voci liriche più importanti dell’America Latina. La sua lingua era nuova: emotiva, radicalmente sincera, permeata da una prospettiva femminile e allo stesso tempo universale.
Negli anni successivi nacquero opere come El dulce daño (1918), Languidez (1920) e Ocre (1925), che parlano di desiderio, contraddizione e autoindagine. Nei suoi testi Storni rifletteva con sottile ironia e forza poetica su amore, solitudine, corporeità e sul ruolo della donna in una società patriarcale. Seppe unire esperienza personale e lucidità intellettuale, risultando sorprendentemente avanti rispetto al suo tempo.
Come scrittrice, insegnante e giornalista, lottò per ottenere riconoscimento in un panorama culturale dominato dagli uomini – e alla fine lo ottenne. La sua opera è considerata un ponte tra la modernità e una nuova letteratura latinoamericana definita da una voce femminile forte e autonoma. Con il progredire della malattia e della stanchezza, la sua scrittura divenne sempre più introspettiva, fino a culminare nel suo ultimo poema, Voy a dormir (“Vado a dormire”), un sommesso commiato del 1938.
Alfonsina Storni ha lasciato un’eredità letteraria che supera il suo tempo. I suoi testi non sono solo testimonianze poetiche di una donna vulnerabile e al tempo stesso combattiva, ma anche un appello all’autodeterminazione e alla libertà interiore. Scrisse di temi che restano attuali: identità, ruoli di genere, forza emotiva – e il desiderio profondo di essere ascoltata come persona e come artista.
La sua voce risuona ancora oggi – delicata, ribelle, senza tempo.





Nota di regia
Sin dai primi anni, Alfonsina Storni fu costretta a confrontarsi con una vita segnata dalle avversità – una realtà dalla quale fuggiva spesso rifugiandosi nel mondo vivido e sconfinato della sua immaginazione.
Con il tempo, quando dentro di sé sviluppò ciò che definiva uno “spirito maschile”, trovò una forza interiore rara e potente, capace di affermare la propria voce artistica e di condurre un’esistenza insieme indipendente e radicalmente libera.
Questa messinscena trae il suo nucleo dalla dualità tra vulnerabilità e determinazione – una tensione che attraversa tutta l’opera. In scena coesistono due dimensioni di Alfonsina: lo spirito infantile che inventava piccole bugie per essere amata e la donna appassionata e impavida che, alla fine, scelse la morte come atto di liberazione da un corpo che la imprigionava.
La regia indaga il rapporto tra il corpo della protagonista e lo spazio scenico. Il corpo diventa luogo – di dolore, sì, ma anche di resistenza. La scena non si limita a incorniciare il suo percorso: lo incarna.
Un elemento centrale della visione registica è l’introspezione psicologica della figura: il conflitto intenso tra la sua ricchissima interiorità e le richieste del mondo esterno; tra i limiti fisici del corpo e la profondità delle emozioni; tra l’istinto di sopravvivere e il desiderio di redenzione.
L’acqua – in tutte le sue forme: mare, oceano, fiume – è un elemento simbolico ricorrente nello spettacolo. È specchio e testimone, confine e passaggio, morte e rinascita. Nell’acqua la protagonista conduce il suo ultimo, silenzioso dialogo.
Questa messinscena non è soltanto un omaggio alla vita e all’opera di Alfonsina Storni, ma anche una riflessione sulla complessa relazione tra identità, corpo e voce artistica – una tensione che, ancora oggi, rimane profondamente attuale.
Carlos Branca
Rosanna Pavarini
Curricula e biografie
Esther Haarbeck

- Luogo di nascita: Germania
- Attività: Cantante, direttrice di coro, pedagoga musicale
Formazione & percorso musicale - Studi in pedagogia musicale e canto sotto la guida di Edith Kertész.
- Approfondimenti in direzione e musica da camera con Albrecht Ostertag, Marianne Müller, Volker Deutsch e Christoph Brunner.
- Corsi aggiuntivi in canto con improvvisazione e in musicoterapia.
Attività artistica & stile - Nella sua attività, Haarbeck unisce composizioni classiche e moderne, con un’attenzione particolare alla promozione della musica contemporanea.
- Si dedica sia al repertorio dei grandi compositori classici sia a nuove edizioni di opere moderne e al sostegno di compositori viventi – in particolare Ivo Antognini (Ticino) e Martín Palmeri (Argentina).
Attività professionale & impegno - Insegnante di musica presso la Scuola di Musica di Hergiswil (NW).
- Dirige diversi cori in Ticino e nella Svizzera centrale.
- Il suo approccio pedagogico si concentra sullo sviluppo del suono corale e della consapevolezza d’ensemble: promuove il canto in formazioni grandi e piccole – come quartetti e ottetti – con particolare attenzione alla crescita vocale e interpretativa.
Rilevanza & caratteristiche distintive - Esther Haarbeck concepisce la musica come un processo collettivo.
- Il suo obiettivo è sensibilizzare i coristi alle strutture musicali e alle finezze timbriche, favorire lo scambio reciproco e trasformare il coro in un organismo sonoro vivo e in continua evoluzione.
Martín Palmeri

- Data di nascita: 19 luglio 1965, Buenos Aires (Argentina)
- Attività: Compositore, direttore d’orchestra, pianista
Formazione & percorso musicale - Studi di composizione con Daniel Montes, Marcelo Chevalier, Rodolfo Mederos, Virtú Maragno ed Edgar Grana (New York);
- studi di direzione corale con Antonio Russo e Néstor Zadoff;
- studi di direzione d’orchestra con Mario Benzecry;
- studi di canto con Amalia Estévez e José Crea;
- lezioni di pianoforte con Eduardo Páez e Orlando Trípodi.
Attività artistica & stile - Lo stile di Palmeri unisce forme classiche a elementi del Tango Nuevo – in particolare l’integrazione di musica corale e orchestrale con bandoneón e ritmi del tango.
- La sua opera più nota è la Misa a Buenos Aires (Misatango) del 1996 – una messa latina combinata con elementi tangheri.
Opere principali (selezione) - Misa a Buenos Aires (Misatango), 1996
- Tango del Bicentenario
- Oratorio de Navidad (“Oratorio di Natale”), 2003
- Magnificat, 2012
- Nisi Dominus (Salmo 127), 2022
Premi & traguardi significativi - 2003: Primo premio al Symphonic Work Essay Contest Juan Carlos Paz per il Concierto de Danzas per violoncello e orchestra
- 2010: Primo premio al Concorso Nazionale di arrangiamento corale dell’Università di Rosario
- 2011: Primo premio al concorso di arrangiamento corale organizzato da AAMCANT (Argentina)
- Le sue opere sono eseguite a livello internazionale in numerosi Paesi, tra cui Germania, Svizzera, Stati Uniti e Austria.
Attività professionale & impegno - Palmeri lavora come compositore, direttore d’orchestra e pianista, spesso interpretando o dirigendo le proprie opere.
- Le sue composizioni sono eseguite da cori e orchestre in tutto il mondo; la fusione tra forme classiche e tango gli ha conferito un ampio riconoscimento internazionale.
Rilevanza & caratteristiche distintive - Martín Palmeri è considerato una figura di riferimento nella contemporanea integrazione tra musica sacra, repertorio corale e tango argentino – una combinazione innovativa e inusuale.
- Con la Misatango ha creato un’opera che ha trovato grande risonanza sia in ambito liturgico sia nel contesto concertistico – presso cori classici come anche interpreti del tango.
- Il suo approccio musicale può essere interpretato come un ponte:
- tra Argentina ed Europa, tra tradizione sacra e cultura popolare (tango).
Workshop & dimensione educativa

L’area Education di ALFONSINA promuove la partecipazione artistica, lo scambio interculturale e lo sviluppo delle nuove generazioni. In collaborazione con scuole secondarie di Lucerna e dintorni, la poesia di Alfonsina Storni viene integrata in modo creativo nel curriculum e resa concretamente fruibile attraverso workshop di coro, danza e lavoro d’ensemble.
Grazie agli open call rivolti alle Alte Scuole di Musica svizzere – tra cui Zurigo, Berna, Lucerna e Losanna – gli studenti hanno la possibilità di partecipare attivamente come solisti o membri di ensemble. Sono accompagnati da artisti di grande esperienza come Martín Palmeri, Esther Haarbeck, Carlos Branca e Kathrin Goosses, che insieme a giovani talenti e appassionati costruiscono e riflettono i processi artistici.
Nasce così uno spazio unico di apprendimento e incontro, in cui musica, educazione e impegno sociale si intrecciano – un ponte tra scuola, palcoscenico e mondo.




„Lo studio di Alfonsina Storni, poetessa nata in Ticino, è fondamentale per gli studenti, poiché le sue poesie affrontano temi universali come identità, libertà e condizione femminile, stimolando una profonda riflessione e il pensiero critico.
Il compositore argentino Martín Palmeri ha reso omaggio alla poetessa attraverso la musica, creando opere come El Llamado, che permettono agli studenti di scoprire Alfonsina in una forma nuova e coinvolgente. Integrare queste esperienze nella scuola aiuterebbe gli allievi a comprendere meglio il valore culturale e sociale di Alfonsina.
Grazie al suo lavoro, che rende l’apprendimento più vivo e multidisciplinare, è importante che le poesie di Alfonsina Storni, anche attraverso l’opera di Palmeri, vengano insegnate in classe.“
— Francesca Dellea, Liceo di Locarno, insegnante di musica




Concetto teatrale
Kathrin Gooses

Concetto di pedagogia teatrale di Kathrin Goosses, pedagoga teatrale MA
Il concetto di pedagogia teatrale sviluppato da Kathrin Goosses invita i giovani a intraprendere un viaggio artistico alla scoperta della vita e dell’opera della poetessa, drammaturga e pedagogista argentina Alfonsina Storni. Il punto di partenza è il motivo centrale dell’acqua – simbolo di movimento, libertà e profondità interiore, che attraversa come un filo rosso tutta la produzione di Storni.
Attraverso un approccio di lavoro orientato al processo, i giovani esplorano in modo creativo i temi di Alfonsina – autodeterminazione, identità, limiti sociali e coraggio del cambiamento. Tramite improvvisazione, coralità parlata, movimento, teatro di materiali e musica nasce un dialogo artistico tra passato e presente. Non si tratta solo di interpretare testi, ma di portare nella scena emozioni, esperienze e domande personali.
Alfonsina Storni fu essa stessa insegnante e autrice teatrale, e offrì ai giovani esperienze estetiche significative. Questo concetto riprende il suo approccio: favorisce autoefficacia, creatività e una riflessione sui temi sociali da una prospettiva personale. I partecipanti diventano co-creatori – sviluppano scene, prendono decisioni drammaturgiche e intrecciano linguaggio, musica e movimento in un’espressione artistica condivisa.
Nasce così uno spazio di apprendimento ed esperienza, in cui l’acqua non è solo un motivo, ma una metafora di cambiamento, resistenza e forza femminile.
Note del compositore
Martín Palmeri
«Mi chiamavano Alfonsina – significa pronta a tutto.»
Una bambina di appena quattro anni, nata nel pittoresco Sala Capriasca ai piedi delle Alpi svizzere, attraversa l’Atlantico insieme alla sua famiglia. La destinazione: un paese sconosciuto dall’altra parte del mondo – l’Argentina.
Ma lì non l’attende una vita semplice. Il padre, segnato dall’alcol, si toglie la vita quando Alfonsina è ancora un’adolescente. Presto è costretta ad assumersi responsabilità, a sostenere la madre e a capire che libertà e autodeterminazione sembrano riservate agli uomini.
Il libretto racconta della piccola Alfonsina – una bambina che supera la durezza del quotidiano grazie alla fantasia e all’immaginazione. Le sue “bugie” sono luoghi di fuga, piccoli mondi da lei stessa creati.
Ruba un libro per poter leggere e lo tiene capovolto – un’immagine che esprime la sua insaziabile fame di conoscenza e di espressione.
«Sulla soglia della porta mi siedo, muovo le labbra come se stessi leggendo e osservo di nascosto la reazione della gente. Alcuni cugini ridono e gridano che tengo il libro al contrario – io scappo dietro la porta e piango.»
Il furto non passa inosservato. Quando il negozio segnala l’accaduto, Alfonsina cerca di giustificarsi, ma nessuno le crede. Viene etichettata come bugiarda, anche perché invita alcune compagne di scuola a una festa inventata, che esiste solo nella sua fantasia.
«L’ingiustizia che mi fu fatta e la vergogna che provai sono rimaste incise profondamente dentro di me. Ricordo quella notte: fu allora che un seme di anarchia iniziò a germogliare nella mia mente.»
Da questa esperienza nasce una ribellione interiore. Per sfuggire alla ristrettezza del suo tempo, Alfonsina sviluppa – come lei stessa afferma – un “cervello maschile”, per poter pensare, scrivere e vivere come un essere umano libero.
Nel prosieguo del libretto incontriamo Alfonsina giovane donna: percorre Buenos Aires, osserva le persone e le scene quotidiane, raccoglie gesti, voci ed emozioni. I suoi occhi diventano lo specchio di una metropoli in trasformazione – l’Argentina degli anni Venti.
È coraggiosa, autonoma, incrollabile – una pioniera dell’indipendenza e dell’affermazione femminile.
In contrasto con lei incontriamo Silvina Ocampo, esponente dell’alta società, intrappolata nelle costrizioni sociali. Alfonsina, povera e fiera, trova la propria strada – sola, guidata dalla sua coscienza.
Per Alfonsina il valore del mondo non risiede nel potere o nel possesso, ma nel regno dei sentimenti – inquietudine, passione, collera e desiderio.
«La mia vita è una grande avventura – avvolta da una leggera nube di follia.»
Fin da giovane cerca espressione nella scrittura. A dodici anni compone la sua prima poesia – sul tema della morte e della caducità. La punizione della madre è severa, ma Alfonsina trova rifugio nella scrittura.
«Da allora le mie tasche e i miei vestiti erano pieni di pezzetti di carta, coperti di parole che svanivano come briciole di pane.»
«Il mio fallimento più grande fu di non essere mai riuscita a dimostrare che – poiché possedevo un cervello maschile – avevo il diritto di vivere la mia vita con la stessa indipendenza e dignità di un uomo.»
Più tardi racconta di come lavori in un ufficio soffocante, circondata da macchine e rumore – e tuttavia scriva il suo primo libro:
«Lo scrissi per non morire.»
Si vede come una lupa, una donna che lascia il branco per seguire il proprio cammino:
«Sono come la lupa. Ho lasciato il branco, sono salita verso le montagne, stanca della pianura. Ho un figlio, nato dall’amore – da un amore senza legge. Cammino da sola, rido del branco. Guadagno la mia vita da me – con le mie mani e con la mia mente lucida.»
Come una Eva moderna, pone domande che non si dovrebbero porre. La sua ironia è allo stesso tempo scudo e arma – un gioco con le aspettative sociali e con il ruolo femminile.
«Portiamo un mare dentro di noi – goffo, folle, che spesso ci travolge, e che tuttavia sappiamo domare con un’arte rara.»
«Il nostro mondo interiore è sbilanciato – una luce di vetro, un frutto di carnevale, adornato dalle scaglie di serpenti maligni.»
Una volta, da adolescente, scompare dopo un’umiliazione. La ritrovano lungo il fiume, seduta su una pietra a piangere. Questa scena sembra un presagio del suo destino futuro – dell’ultimo cammino verso il mare.
La sua lotta interiore tra il continuare e il lasciarsi andare faceva parte della sua natura già allora.
La madre di Alfonsina, Paulina, la descrive come una bambina straordinariamente intelligente e sensibile, che non si accontentava mai di spiegazioni superficiali. Fantasia e immaginazione plasmarono fin da subito il suo modo di pensare:
«Alfonsina era una bambina intelligente e riflessiva. Le spiegazioni generiche non le bastavano. Aveva una fantasia enorme – inventava storie, per esempio che la sua famiglia possedesse una casa di campagna, e vi invitava le insegnanti, convinta che quelle piccole bugie fossero innocue. Non distingueva tra menzogna e immaginazione – il suo desiderio di impressionare gli altri era più forte.»
Paulina sottolinea al tempo stesso le radici familiari – un’origine ricca di spirito, cultura e forza creativa, anche senza ricchezze materiali.
Poesie proposte per l’integrazione nel libretto:
A mi padre, De mi padre se cuenta…, Ultrateléfono, Tú me quieres alba, Hombre pequeñito e Voy a dormir.
Questi testi rappresentano l’essenza emotiva dell’opera di Alfonsina – raccontano di forza femminile, libertà interiore, dolore e amore.
Le poesie di Alfonsina
(Una selezione)
A mio padre
Mi dicesti: Mio padre non piangeva.
Mi dicesti: Mio nonno non piangeva.
Gli uomini della mia famiglia non hanno mai pianto –
erano fatti d’acciaio.
Così dicesti –
e tuttavia una lacrima ti uscì dall’occhio
e cadde sulla mia bocca.
Mai ho bevuto un veleno più amaro
da un recipiente così piccolo.
Povera donna, fragile creatura che comprende –
nel bere quella lacrima
riconobbi il dolore di secoli.
La mia anima riesce a stento
a sopportarne tutto il peso.
Mi vuoi candida
Mi vuoi candida,
mi vuoi di spuma,
mi vuoi di madreperla.
Che io sia un giglio,
pura sopra ogni cosa,
leggera nel profumo,
un bocciolo chiuso.
Che mai un raggio di luna
mi abbia sfiorata,
che nessuna margherita
mi chiami sorella.
Mi vuoi neve bianca,
mi vuoi pura,
mi vuoi innocente.
Tu,
che hai assaggiato ogni coppa,
con le labbra purpuree
di vino e desiderio,
tu,
che nei giardini di Bacco
con veste rossa
correvi verso la perdizione.
Tu,
che per qualche miracolo
conservi ancora intatto
il tuo stesso scheletro,
hai l’ardire di volermi candida.
(Che Dio ti perdoni.)
Di volermi pura.
(Che Dio ti perdoni.)
Di volermi innocente.
Va’ nei boschi,
va’ tra le montagne,
lavati la bocca,
vivi nelle capanne,
tocca la terra umida,
nutriti di radici amare,
bevi dalle rocce,
dormi sul ghiaccio,
rigenera la tua carne
con sale e acqua,
parla con gli uccelli,
alzati all’alba.
E quando il tuo corpo
sarà rinato,
e quando avrai restituito l’anima
che hai perduto
nelle stanze segrete —
allora, uomo buono,
allora potrai volermi candida,
volermi pura,
volermi innocente.
Vado a dormire
Denti di fiore, cuffia di rugiada,
mani d’erbe –
tu, dolce nutrice,
preparami le lenzuola di terra
e la coperta di morbido muschio.
Vado a dormire, mia nutrice –
cullami un poco.
Metti una lampada al mio fianco,
una costellazione –
quella che vuoi,
sono tutte buone;
abbassala soltanto un po’.
Lasciami sola.
Lo senti il germogliare dei bocci?
Un piede celeste ti culla dall’alto,
e un uccello disegna battiti nell’aria,
perché tu possa dimenticare…
Grazie.
Ah – un’ultima cosa:
se lui richiama,
digli di non insistere –
me ne sono andata.
Di mio padre si racconta…
Di mio padre si racconta
che all’alba usciva a caccia,
accompagnato soltanto
dal suo levriero.
E durante il lungo cammino,
per passare il tempo,
lo guardava negli occhi –
e il cane cominciava a guaire.
Si dice che vagasse per i boschi,
in cerca di un serpente audace,
e quando ne trovava uno
che si sollevava per attaccare,
lo uccideva con piacere –
con un colpo che gli spaccava la testa.
Spesso rimaneva via per giorni,
solo, silenzioso,
dormiva sulla terra,
si nutriva di uccelli.
E soltanto quando soffiava lo Zonda –
il vento caldo e sabbioso
che frusta insetti e semi
sulle pianure di San Juan –
allora cantava, sotto il cielo aperto.
Al telefono
«Con Horacio? – Lo so,
ora covi colombe nella vescica
e la tua motocicletta di vetro
vola silenziosa nel cielo.
Papà? – Ho sognato
che la tua bottiglia fosse cresciuta come il Tupungato,
che contenesse ancora la tua rabbia e i miei versi.
Dammi una goccia. Grazie. Ora sto meglio.
Vi verrò a trovare presto –
accoglietemi con quella rana
che ho ucciso a San Juan. Povera rana,
i miei cugini ne finirono la vita a colpi di pietre,
e il suo funerale – tra padelle e rose.»
(A proposito di Quiroga e di suo padre, scriverà più tardi:
«La giungla, il serpente,
il proiettile nella testa dell’animale,
la furia, quella malinconia incurabile
che perseguitò Quiroga fino alla fine –
tutti si uniscono nella poesia della morte.
Un umorismo nero, quasi sarcasmo,
la porta a chiudere la poesia
con il funerale di una rana
che sembra un bue.»)
Omiciattolo
Omiciattolo, omiciattolo,
lascia libero il tuo canarino –
vuole volare!
Sono io il canarino,
omiciattolo,
lasciami uscire.
Sono stata nella tua gabbia,
omiciattolo,
omiciattolo che mi dà delle sbarre.
Ti chiamo “piccolo”
perché non mi capisci –
e non mi capirai mai.
Neppure io ti capisco,
ma almeno:
apri la gabbia,
voglio uscire.
Omiciattolo,
ti ho amato per mezz’ora –
non aspettarti di più da me.
Media













